Ce ne sono di quelli bitorzoluti a causa delle radici degli alberi e altri anch’essi bitorzoluti a causa dell’incuria di qualche asfaltatore, ce ne sono di quelli pieni zeppi di buche e strati di asfalto dissestato, di quelli con un insidioso ghiaino, altri ingombri di automobili o di materiali dell’Anas, come sacchi di sale abbandonati da immemorabile tempo. Alcuni hanno delle vistose “infiltrazioni” d’erba proveniente dal vicino bordo e ce ne sono di quelli che per scelta dei comuni, o dei loro tecnici, diventano un vero e proprio tormento perchè in quell’area si è pensato bene di piazzare, proprio dove passano le bici, ogni sorta di tombini di tutte le fogge e di tutte le grandezza e profondità. Ci sono poi quelli osceni, pieni di immondizie gettate dalle automobili, compresi i temuti vetri di bottiglia.
Sono i cigli delle strade.
E ce ne sono di quelli lisci, puliti, col confine tra strada e prato ben delineato, senza buche, dissestamenti o tombini. Sono in genere anche divisi dalla strada vera e propria da un bellissima e salvifica linea bianca continua, che delinea uno spazio dedicato proprio a noi ciclisti e ai pedoni. Credo che i progettisti che hanno pensato questo spazio così confortevole siano anch’essi dei ciclisti. Il ciglio della strada così curato, si apprezza appieno con consapevolezza solo e solamente se si va in bicicletta, ma fa bene a tutti. Dà un senso di cura e di ordine. E’ fatto e pensato per noi quando è così curato. Tra Gemona e Udine, circa una trentina di Km, si attraversano tutte le tipologie che ho descritto e solamente un comune, si capisce che ci tiene davvero. La statistica è dunque ancora bassa.
Chissà quanti e quali cigli incontrerò lungo i miei 2000 e più kilometri…
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